Chi ti ha comunicato la notizia e come hai reagito? -Mi ha chiamato Marcello Paciucci ed io stavo in vacanza in Sardegna con la mia famiglia. Marcello mi ha chiesto la disponibilità e soprattutto se ero pronto ad allenarmi da subito visto l’imminente data del match: 26 settembre. Ho detto si senza pensarci due volte. Poi ho chiamato il mio M Eugenio Agnuzzi che ha condiviso la mia scelta. Insieme a mio cugino Domenico, ho iniziato subito ad allenarmi lasciando da parte le appetitose pietanze della Sardegna. Con quale spirito ti stai allenando e se, in vista di questo importante avvenimento, stai sperimentando qualche nuova strategia? -Mi sto allenando con intensità e soprattutto sto cercando di migliorare l’aspetto difensivo, cosa che negli ultimi match è mancato. La velocità e il ritmo dei colpi è lo stesso, sto cercando solo di mantenere quella concentrazione che mi permetterà di affrontare il match con autorità : dopo il match contro Califano e Kovacevik ho capito che qualche cosa era da rivedere. Non ho mai visto Andy Murray, ma non importa, a Dublino serviranno testa e gambe per il match più importante della mia carriera. Con mio cugino Domenico Spada, sto lavorando anche sotto il profilo psicologico. Che esperienze ti porti a Dublino dopo aver affrontato 10 match da professionista in Italia e quali sono stati i pugili più ostici che hai incontrato? -Tantissime esperienze. La prima è che ogni match ha una storia a sè. Ci sono tanti fattori che girano intorno ad un evento, positivi e negativi, dal viaggio, alle strane coincidenze, alle più insignificanti cose. La seconda è che devi combattere solo e sempre per vincere senza tatticismi e compromessi. Poi, se possiedi qualche titolo, tutti vogliono sconfiggerti per un pò di gloria. La terza, ho capito sulla mia pelle, che non bisogna mai cambiare la propria boxe. Ogni pugile ha una propria caratteristica che deve sempre mantenere o al limite può solo perfezionare. In un grande quadro, c’è sempre la firma di un grande pittore. Un pugile che mi ha fatto soffrire è stato sicuramente Velasquez ad Ostia. Non avrei mai pensato di trovarmi un atleta tanto preparato e battagliero fino all’ultima ripresa. E senza dubbio Simone Califano con il quale condivido una squisita rivalità sportiva. Questo appuntamento a Dublino, può essere considerato il crocevia per la tua carriera? -Potrei dire anche di si, ma non rappresenta l’ultimo traguardo della mia carriera. A trent’anni non posso davvero buttare la spugna, ho tanta strada da percorrere ancora. Un esempio fra tutti: Giacobbe Fragomeni. Naturalmente spero di tornare vincente, ma in caso contrario devo di nuovo sistemare i conti con l’amico Califano che mi ha detronizzato del titolo italiano. Se dovessi ringraziare qualcuno per aver creduto in te fino ad oggi, chi metteresti in cima alla lista? -Tantissimi amici e soprattutto quelli che mi hanno sostenuto anche nei momenti meno brillanti della mia carriera… il mio M Eugenio Agnuzzi, Roberto D’Elia, i miei procuratori Marcello Paciucci e Lamberto Petrecca, il mio alter ego Domenico Spada e soprattutto i miei zii Sandro e Romolo Casamonica, l’amico Marione e lo staff di Radio Centro Suono Sport 101.55 e naturalmente mia moglie Vincenza e i miei figli Romolo e Alfredino. Dunque tutti a Dublino per tifare Di Silvio e la conquista del titolo EU? -Si. Tutti a Dublino per tentare il colpo grosso e portare in Italia la corona EU, un sogno che spero diventi realtà , una conquista prestigiosa anche per il pugilato italiano… vinca il migliore…. cioè io. di Michelangelo Anile
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